"Lasciate che chi non ha voglia di combattere se ne vada. Dategli dei soldi perche' acceleri la sua partenza, dato che non intendiamo morire in compagnia di quell'uomo. Non vogliamo morire con nessuno ch'abbia paura di morir con NOi!"
Enrico V-William Shakespeare

venerdì 2 marzo 2012

CIAO LUCIO ... DOLCISSIMO POETA


LUCIO ERA ANCHE E SOPRATTUTTO QUESTO ....
NAPOLI - Lì dove il mare luccica e soffia forte il vento il piccolo grande uomo Lucio Dalla rilanciò la canzone napoletana partendo dal mito fondatore di “Caruso”. Una barca in avaria, Surriento, il fantasma del tenorissimo, qualche battuta di “Te voglio bene assaje” e nacque una romanza destinata a fare il giro del mondo, proprio com’era successo a don Enrico con “Core ‘ngrato”: da Luciano Pavarotti a Mercedes Sosa, da Ute Lemper a Mireille Mathieu, da Roberto Murolo a Pino Daniele (in uno storico concerto allo stadio Collana di Napoli), l’hanno cantata in tutto il mondo, tradotta in tutto il mondo.

Dal 1986, data di composizione di quel brano che si illuminava di immenso e di intenso nel golfo mistico della melodia partenopea, Lucio divenne il più importante dei testimonial della nuova canzone napoletana, classica e moderna: l’ultima sua passione era “Anema e core”, l’aveva proposta con Pierdavide Carone e Mads Langer anche all’ultimo Sanremo, dopo averla incisa, ma amava soprattutto “Era de maggio”, “meglio dei Beatles, non c’è gara”, ripeteva lui che si era messo anche il mantello di Mario Merola per affrontare “’O zappatore” a “Napoli prima e dopo”, concedendosi alle telecamere di Raiuno in nome della sua grande ironia, certo, ma anche e soprattutto della passione per “un patrimonio canoro di portata clamorosa”.

Il suo canzoniere partenopeo comprende anche “Napule” (divisa con Gigi D’Alessio, Sal Da Vinci e Gigi Finizio che lo promuovevano tra i simboli della città con Totò, Sofia Loren e la pizza); “Fiuto”, duetto sul dramma dei rifiuti diviso con Toni Servillo; “Addio a Napoli” duettata con Francesco De Gregori nello storico tour di “Banana republic” (quando la intonarono al San Paolo fu un'apoteosi); “Te voglio bene assale” incisa con Roberto Murolo; “Nun parlà” del 1996; “’Na canzuncella doce doce”, scritta da Claudio Mattone per l’unico Sanremo di Carosone, e da lui affrontata insieme con Sal Da Vinci; “Malafemmena” con gli arrangiamenti del premio Oscar Louis Bacalov e il flauto di Andrea Griminelli. Cantanapoli saluta il piccolo grande uomo che riportò la canzone napoletana in hit parade, anzi in giro per il mondo. Grazie anche per questo, e sottolineo anche.



1 commento:

  1. Come ho già avuto modo di dire, quando muore un artista va via un pezzo importante della cultura di una Nazione.
    Mi dispiace molto per Lucio Dalla, che in tutta la Sua carriera artistica ha mantenuto sempre quall'aria di semplicità che lo distingueva da molti Suoi colleghi.

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